Tumori: 8 oncologi su 10 forniscono ad un collega una “second opinion” e il 47% dei pazienti informa il medico curante solo dopo la consulenza

Pubblicato il:
15.9.2023

Loreto (AN), 15 settembre 2023 – In Italia sempre più pazienti colpitida cancro richiedono un “secondo parere” ad un altro specialista. L’81% deglioncologi afferma di aver ricevuto da altri colleghi una richiesta di “secondopinion”. Di queste prestazioni, il 75% è stata eseguita con la visita inpresenza del malato. Il 21% invece è stata svolta attraverso l’analisi delladocumentazione clinica e la successiva discussione con parente/caregiver. Solonel 4% dei casi è avvenuta con il teleconsulto o altre forme di telemedicina.Il 64% delle second opinion è stato erogato attraverso il servizio sanitarionazionale e il rimanente 36% con libera professione. Meno della metà deipazienti (il 47%) informa il proprio medico curante solo dopo aver ottenuto ilsecondo parere. I dati sono relativi ad una survey condotta su circa 200specialisti dall’ Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e FondazioneAIOM. I risultati sono presentati in occasione dell’apertura del convegnonazionale Le Giornatedell’Etica AIOM 2023. L’etica della Second Opinion: 5 Anni Dopo. L’eventosi tiene per due giorni a Loreto (AN) e vede la partecipazione di clinici,pazienti, magistrati e giornalisti.

“Esistono diversi e fondati motivi per i quali uno specialista si avvaledi una second opinion – sottolinea SaverioCinieri, Presidente Nazionale AIOM -. Nel 78% dei casi,infatti, è lo stesso oncologo che consiglia al proprio paziente di andare da uncollega per un consulto. I tumori sono in costante crescita in Italia e ognigiorno si registrano più di mille casi. Le scelte terapeutiche sono diventatesempre più complesse grazie alla costante introduzione di nuovi trattamenti.Questo è valido soprattutto per i tumori rari che in totale interessano oltre900mila uomini e donne nel nostro Paese. La gestione clinica di questeneoplasie, così come quella dei sarcomi, è molto complessa ed è assolutamentenecessario il giusto expertise dell’oncologo. E’ importante che un medicocomprenda alcuni suoi propri limiti e sappia quando è più opportuno indirizzarel’assistito ad un secondo specialista. Tuttavia le richieste di second opinionavvengono anche nell’ambito del trattamento di forme di cancro più frequenti.In questo caso le linee guida ufficiali offrono molte opzioni la cui scelta puòavvenire anche grazie al supporto di un collega più esperto”. “Richiedere unasecond opinion è un legittimo diritto di ogni paziente ed è perciò un doveredel nostro sistema sanitario garantirlo – afferma Giordano Beretta, Presidentedi Fondazione AIOM -. In alcune situazioni però questa pratica non determinanessun beneficio e potrebbe piuttosto aumentare il rischio di rallentare ilpercorso diagnostico-terapeutico. Altre volte invece assicura vantaggi clinicinonché un ritorno psicologico positivo. Infatti attribuisce al malato, e aicaregiver, la percezione di esercitare in maniera autonoma una legittimascelta. Possono esserci però anche delle discordanze tra la prima e la secondaopinione e quindi si verificano ulteriori complicazioni. Esiste poi anche ilrischio che l’assistito segua consigli clinici non appropriati. Tutti questicomplessi aspetti vanno affrontati attraverso un dialogo costruttivo tra medicoe paziente. Entrambi non devono avere un atteggiamento pregiudiziale verso ilricorso alla second opinion. Solo così è possibile utilizzare uno strumentoimportante e che può essere di grande aiuto.

Al convegno di Loreto, AIOM e Fondazione AIOM rilanciano il Decalogodella “Seconda Opinione” in Oncologia redatto nel 2018 a Ragusa. “E’ undocumento composto da dieci semplici regole valide sia quando al medico vienerichiesta una second opinion che in caso sia il paziente a desiderarla –conclude FilippoPietrantonio, Consigliere Nazionale AIOM-. Vuole essere perciòuno strumento di aiuto e supporto concreto per tutti gli specialisti. Ilconsiglio generale che vogliamo dare agli oncologi italiani, è quello diaccogliere l’esito della seconda opinione. Questa va poi discussa in manierachiara ed esaustiva con il paziente soprattutto quando i due pareri risultanodiscordanti”.

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