Tumori, in Europa il 32% dei decessi è associato a povertà e bassa istruzione

Pubblicato il:
3.2.2023

Roma,3 febbraio 2023– In Europa il 32% delle morti per cancro negli uomini e il 16% nelle donnesono associati alle disuguaglianze socioeconomiche, in particolare a bassilivelli di istruzione e reddito. Le persone meno istruite e più povere adottanostili di vita scorretti, eseguono con scarsa frequenza gli screening, nonaccedono ai sistemi sanitari e troppo spesso arrivano alla diagnosi di tumorein fase già avanzata. Queste disparità sono meno evidenti nei Paesi chepresentano sistemi sanitari universalistici come il nostro, in grado digarantire le cure a tutti. L’Italia, però, deve colmare il divario nell’adesioneai programmi di screening che ancora permane fra Nord e Sud. Serve un grandepiano di sensibilizzazione per recuperare queste lacune. Inoltre, nel nostroPaese, più del 50% del tempo di ogni visita oncologica è assorbito daadempimenti burocratici. Per questo gli specialisti chiedono di assumerepersonale che possa occuparsi di questi aspetti. Solo così avranno più tempo adisposizione per visitare i pazienti. La richiesta viene dall’AssociazioneItaliana di Oncologia Medica (AIOM) nel Convegno nazionale “Close the Care Gap”oggi al Senato, con gli interventi del Ministro della Salute, Prof. OrazioSchillaci, e del Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), Prof.Silvio Brusaferro. Il Convegno si svolge alla vigilia della GiornataMondiale contro il Cancro (World Cancer Day), chesi celebra il 4 febbraio. L’obiettivo dell’evento è proprio sensibilizzare icittadini sulle differenze nell’accesso alle cure.

“Intutto il Pianeta, ogni anno, si stimano 18 milioni di nuovi casi di tumore esono quasi 10 milioni i decessi – afferma Saverio Cinieri, PresidenteAIOM -. In uno studio pubblicato recentemente, è stato evidenziato che, inEuropa, il rischio di morire di cancro aumenta progressivamente al diminuiredel livello socioeconomico. Le neoplasie che più risentono del gradientesociale sono quelle del polmone, stomaco e cervice uterina. Più si comprendonoi processi biologici, i fattori di rischio e i determinanti della salute chefavoriscono l’insorgere dei tumori, più efficaci diventano la prevenzione, ladiagnosi e il trattamento. Vanno contrastati i principali fattori di rischio,tenendo conto di tutti i determinanti della salute, tra cui istruzione e statussocioeconomico. Serve una visione a 360 gradi, che includa anche le condizionidi disagio dei cittadini, per non lasciare indietro nessuno”.

InEuropa circa un terzo delle morti per tumore negli uomini è associato adisuguaglianze socioeconomiche (si arriva a quasi la metà nell’Europadell’Est), per le donne questa proporzione è uno a sei (una su quattronell’Europa dell’Est). “L’Italia, come altri Paesi mediterranei, sembrasoffrire meno delle disuguaglianze sociali nei tumori – continua il PresidenteCinieri -. Ma vi sono aree su cui servono interventi urgenti, a partire dallasensibilizzazione dei cittadini sui corretti stili di vita. Nel 2022, inItalia, sono state stimate 390.700 nuove diagnosi di cancro. Il 40% dei casipuò essere evitato agendo su fattori di rischio modificabili. In particolare ilfumo di tabacco è il principale fattore di rischio, associato all’insorgenza dicirca un tumore su tre e a ben 17 tipi di neoplasia, oltre a quella delpolmone. Le differenze sociali nel fumo, che vedono più esposte le persone conminori risorse economiche o basso livello di istruzione, nel nostro Paese simantengono nel tempo ampie e significative, a fronte di una riduzione checoinvolge di più gli individui meno svantaggiati”. Nel 2021 l’abitudinetabagica fra i cittadini che dichiarano di affrontare molte difficoltà economichead arrivare alla fine del mese è stata pari al 37% e analoga a quanto siosservava nel 2008, mentre fra chi non ha problemi finanziari la quota difumatori è scesa dal 27% al 20% fra il 2008 e il 2021. Non solo. “Secondo stimedel ‘World Cancer Research Fund’, il 20-25% dei casi di tumore è attribuibile aun bilancio energetico troppo ricco, legato al binomio eccesso ponderale esedentarietà – sottolinea Francesco Perrone, Presidente eletto AIOM -. InItalia, il 31% dei cittadini è sedentario e il 10% è obeso, ma questepercentuali raggiungono, rispettivamente, il 45% e il 17% fra coloro che sonoin difficoltà economiche o presentano un basso livello di istruzione. Ènecessario potenziare le azioni volte a diffondere l’adozione consapevole diuno stile di vita sano e attivo in tutte le età, integrando cambiamentoindividuale e trasformazione sociale, attraverso lo sviluppo di programmi dipromozione della salute”. Servono più sforzi anche per implementare i programmidi screening. “Nel 2021 – continua il Prof. Perrone - si è osservato un ritornoai dati pre-pandemici per quanto riguarda la copertura dei programmi diprevenzione secondaria. Ma non basta, perché restano ancora troppe differenzeregionali. In particolare, nel 2021, al Nord i valori di copertura dellamammografia hanno raggiunto il 63% rispetto al 23% al Sud. Per lo screeningcolorettale (ricerca del sangue occulto nelle feci) il dato è del 45% rispettoal 10%. Nello screening cervicale, al 41% delle Regioni settentrionali fa dacontraltare il 22% di quelle meridionali. Il divario Nord-Sud era già evidenteprima della pandemia, ma molte Regioni meridionali non sono ancora riuscite arecuperare i ritardi accumulati durante l’emergenza sanitaria. È necessario unimpegno straordinario per migliorare i livelli di adesione in queste aree. Perquanto riguarda, ad esempio, la ricerca del sangue occulto nelle feci perl’individuazione del tumore del colon-retto si può prevedere il coinvolgimentodei farmacisti. Per colmare il divario territoriale, la nostra societàscientifica lancerà nelle prossime settimane una grande campagna disensibilizzazione rivolta alle Regioni del Sud”.

Un’altraforte criticità, che rischia di compromettere la qualità delle cure, riguardagli adempimenti burocratici che assorbono più della metà del tempo di ognivisita oncologica. “Una ricerca svolta in 35 strutture ospedaliere, per untotale di 1469 pazienti visitati, ha mostrato che, durante un appuntamento, per11 minuti dedicati alla visita della persona, ulteriori 16 vengono spesi per lacompilazione di moduli, prenotazione di appuntamenti, visite, esami, letti epoltrone per ricoveri o day hospital, prescrizioni, invio di e-mail – spiega RossanaBerardi, membro del Direttivo Nazionale AIOM -.Un dato che probabilmente è addirittura sottostimato, perché molti centridedicano giorni fissi a queste attività”. “La scarsità dei clinici è diventatauna vera emergenza, causata da molti fattori: la pandemia, il numero chiusodelle Facoltà di Medicina mantenuto per troppi anni, l’alto numero dipensionamenti e il blocco del turnover – continua la Prof.ssa Berardi –. LeRegioni potrebbero affrontare questa situazione e liberare i clinici dalleattività burocratiche. Come AIOM proponiamo un modello di affiancamento di nuovopersonale agli oncologi. Figure amministrative e paramediche, biologi o datamanager in grado di supportare il personale sanitario durante le visite, peraccorciarne la durata e aumentarne il numero. Meno tempo dedicato a compilaremoduli significa più ore a disposizione per le visite dei pazienti. Si trattadi una soluzione concreta, con effetti immediati e misurabili sull’emergenza,che comporterebbe una valorizzazione del lavoro del clinico e una ricadutapositiva su tutto il sistema”.  

“Ilnumero chiuso nelle Facoltà di Medicina è stato la regola per anni e oggi nepaghiamo il prezzo – conclude il Presidente Cinieri -. Ci vorranno anni perchéi nuovi iscritti possano iniziare a lavorare e a coprire il vuoto che si ècreato. Mancano medici di famiglia, professionisti nei Pronto Soccorso e neireparti ospedalieri, specialisti negli studi. Neiprossimi anni, molti clinici oggi attivi andranno in pensione. È necessarioattivarsi con proposte concrete di politica sanitaria. Sollevare i medici dalleattività amministrative permetterebbe di tamponare la situazione prima che siaggravi ulteriormente. Chiediamo maggior attenzione per affrontare la pandemiadi cancro, più spazi fisici e più professionisti in staff, comprese figure diaiuto come gli psiconcologi, data manager e case manager”.

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