Milano, 2 maggio 2022 – Il rischio di sviluppare l’HerpesZoster nei pazienti oncologici è doppio rispetto alla popolazione sana. Ed èancora più elevata la possibilità che le persone colpite da tumori debbanoaffrontare le gravi conseguenze del virus, che possono portare alla morte. Perquesto è fondamentale che tutti i cittadini con neoplasia, in particolarequelli immunodepressi, siano vaccinati contro l’Herpes Zoster, come indicatonelle Raccomandazioni dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM),che saranno presentate il 6 maggio a Firenze al Convegno nazionale “Levaccinazioni nel paziente oncologico” e anticipate oggi ai giornalisti in unaconferenza stampa virtuale, realizzata con il contributo non condizionante diGSK.
“L’Herpes Zoster, comunemente chiamato fuoco diSant’Antonio, è la conseguenza di una riattivazione del Virus Varicella-Zosterche, al momento della prima infezione, è all’origine della varicella – spiegaSaverio Cinieri, Presidente AIOM -. Oltre il 99% degli adulti di età pari osuperiore a 40 anni è entrato in contatto con il virus e una persona su 3 è arischio di sviluppare almeno un episodio di Herpes Zoster nella vita. Questoagente patogeno ha la particolarità di restare inattivo nel tessuto nervoso, inparticolare nei gangli sensitivi craniali, e nel midollo spinale, riattivandosianni dopo con manifestazioni molto dolorose. L’immunità cellulare è in grado dicontrollare le riattivazioni e non consente che il virus si manifesti comemalattia. Ma, nelle persone con un sistema immunitario immunocompromesso, comei pazienti oncologici in trattamento attivo con chemioterapia, il livellocritico della risposta immunitaria si abbassa e possono esserci riattivazionicon insorgenza dell’Herpes Zoster in tempi successivi. Da qui l’importanza delvaccino che ha dimostrato un’efficacia superiore al 90% nella prevenzione dellamalattia e delle complicanze”.
Nel 2020, in Italia, sono stati stimati 377.000 nuovi casidi cancro e 3,6 milioni di cittadini vivono dopo la diagnosi. “L’Herpes Zoster– afferma Paolo Pedrazzoli, Direttore dell’Oncologia alla Fondazione IRCCSPoliclinico San Matteo di Pavia - può essere responsabile di quadri clinici chemettono a rischio la vita del paziente immunocompromesso per una disseminazionedelle lesioni cutanee molto ampia, per la lunga durata dell’infezione e laconseguente probabilità di sovrainfezioni batteriche e setticemia. Inoltre, puòesservi un coinvolgimento degli organi con complicanze neurologiche gravi,epatiti, polmoniti e piastrinopenia, cioè la cosiddetta varicella emorragica.Non dimentichiamo poi che queste conseguenze si legano in molti casi apericolosi ritardi nelle terapie antitumorali. Nella persona immunocompromessaanche le complicanze tardive sono più severe e invalidanti, in particolare lanevralgia post erpetica”.
Uno studio pubblicato da ricercatori spagnoli nel 2020 sullarivista scientifica “BMC Infectious Diseases” ha considerato oltre 4 milioni diindividui della regione di Valencia, di cui quasi 600mila immunocompromessi.L’incidenza di Herpes Zoster nella popolazione non immunocompromessa èrisultata pari a 4,6 casi per 1000 abitanti/anno. “Nei pazienti con neoplasiail rischio di sviluppare la malattia è più che doppio (11) – continua il prof.Pedrazzoli -. E in questi ultimi aumenta in modo esponenziale la possibilità dicomplicanze severe e conseguenti ospedalizzazioni (19,9 rispetto a 2,6). Laloro risposta immunitaria è più debole, perché la chemioterapia e laradioterapia spesso inducono neutropenia e leucopenia, cioè un abbassamentodelle difese immunitarie. Un precedente lavoro australiano, pubblicato nel 2019su ‘The Journal of Infectious Diseases’, ha analizzato il rischio di HerpesZoster in una popolazione di 20.300 pazienti con neoplasia ematologica o solidadi recente diagnosi. Le persone con tumori ematologici presentano in assolutoil rischio maggiore, circa 4,5 volte più alto rispetto alla popolazione sana. Icittadini con neoplasie solide sono più a rischio (circa doppio), se intrattamento attivo chemioterapico”. E l’aumentata probabilità di infezionepersiste per 3 anni dopo la diagnosi di cancro, come evidenziato anche da unostudio pubblicato sul “British Journal of Cancer”.
Il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019 haintrodotto nel calendario vaccinale, oltre che nei Livelli Essenziali diAssistenza, la vaccinazione anti Herpes Zoster per la coorte dei 65enni e perle persone con malattie quali diabete mellito, patologia cardiovascolare,broncopneumopatia cronica ostruttiva, o candidati al trattamento con terapiaimmunosoppressiva. “L’Herpes Zoster si manifesta con dolore molto intenso, cheprecede di 2-3 giorni le tipiche lesioni vescicolari e crostose che interessanoun’area della pelle innervata dalle fibre nervose infette – spiega ilPresidente Cinieri -. La regione interessata è quasi sempre quella toracica elombare. È soprattutto una patologia dell’anziano e si genera per un meccanismodi immunodeficienza, che non permette di controllare la normale riattivazionedel virus a livello dei gangli sensitivi. I fattori predisponenti sonocostituiti dall’età superiore a 70 anni, dallo stress fisico ed emotivo, damalattie autoimmuni che richiedono immunosoppressione farmacologica o checolpiscono il sistema immunitario come l’HIV, dal trapianto di midollo osseo odi un organo solido e dai trattamenti oncologici, in particolare dallachemioterapia e dalla radioterapia. La malattia ha un impatto sulla sanitàpubblica davvero rilevante, in termini di cure e ospedalizzazioni per farfronte alle complicanze. Oggi abbiamo a disposizione un nuovo vaccinoricombinante adiuvato che può essere utilizzato in tutti i pazienti oncologici,inclusi quelli immunocompromessi, ed è in grado di offrire una protezioneduratura”.
In precedenza, veniva impiegato un vaccino a virus vivoattenuato, non utilizzabile però nelle persone immunodepresse e caratterizzatodalla progressiva perdita di efficacia con l’aumento dell’età, passando dal 70%nei cinquantenni al 38% negli over 70. L’efficacia del vaccino ricombinanteadiuvato, valutata in persone a cui sono state somministrate due dosi adistanza di 2 mesi, resta costante ed è pari al 96% nei 50-59enni e al 91%negli ultrasettantenni. La complicanza più frequente è la nevralgia posterpetica, contro cui il vaccino ricombinante mantiene un’efficacia di circa il90% rispetto al 66% di quello vivo attenuato. Diversa anche la durata dellaprotezione, che può raggiungere il decennio rispetto ai 5 anni della precedentearma.
“Purtroppo i pazienti immunocompromessi continuano a esseresottovaccinati, per vari motivi: mancanza di conoscenza delle raccomandazioni elinee guida e scarsità di studi clinici specifici, soprattutto se si considerache la condizione di immunodeficienza può essere molto variegata – affermaPaolo Pedrazzoli -. Va evidenziato anche un elemento culturale, perché glispecialisti non sempre includono la vaccinazione nella pratica clinicaquotidiana”.
“Ci auguriamo che le nuove Raccomandazioni AIOM possanoinvertire la tendenza e favore un cambiamento sostanziale a vantaggio deipazienti oncologici – conclude il Presidente Cinieri -. Il vaccino è un’armafondamentale per prevenire l’Herpes Zoster e deve essere somministratopreferibilmente quando è ancora presente un’immunità immunoresponsiva, almenodue settimane prima dell’inizio della chemioterapia. Al Convegno di Firenzesarà approfondito lo spettro di tutti i vaccini da somministrare. Il tema dellaprofilassi, infatti, è strategico nelle persone colpite da tumore. Gli oncologihanno la responsabilità e il dovere di raccomandare tutte le vaccinazioni,quali quelle contro lo pneumococco, l’influenza, l’Herpes Zoster, il papillomavirus, oltre al Covid-19. La sede scelta per il Convegno ha un fortesignificato simbolico: è l’Istituto degli Innocenti, centro all’avanguardiaalla fine del Settecento nella sperimentazione di quello che allora eraconsiderato un farmaco sperimentale, cioè il vaccino contro il vaiolo”.