Beta-talassemia: con Luspatercept il 50% dei pazienti dimezza il fabbisogno di sangue

Pubblicato il:
13.6.2022

Dopo tre anni ditrattamento con luspatercept, circa la metà dei pazienti riduce del 50% il fabbisognodi trasfusioni e il 12% ne ottiene l’indipendenza per più di due mesi. Questi duedei nuovi risultati dello studio BELIEVE, presentati a Vienna nella prestigiosavetrina dell’EHA 2022, il congresso dell’Associazione Europea di Ematologia. Ilnuovo farmaco, rimborsato dall’AIFA nel 2021, permette di ridurre di oltre il30% la necessità di sangue, con un grande miglioramento della qualità di vita. Labeta-talassemia è una malattia genetica trasmessa da due genitori asintomaticio portatori sani, che colpisce circa 7mila persone in Italia, 5mila nella formapiù grave, la ‘major’. Richiede continue trasfusioni, ogni 2-3 settimane e pertutta la vita, con il rischio di incorrere in accumuli di ferro che possonodanneggiare cuore, fegato e pancreas. Per questa ragione, devono essere assuntifarmaci ferrochelanti, che a loro volta possono causare effetti collaterali. Lostudio internazionale BELIEVE, già pubblicato sul ‘New England Journal ofMedicine’, ha evidenziato come, su più di 300 pazienti affetti da talassemiatrasfusione dipendente, il 70% grazie a luspatercept ha ottenuto una riduzione inizialedel 33% del fabbisogno trasfusionale. I dati sono presentati oggi in unaconferenza stampa virtuale, promossa da Celgene ora parte di BristolMyers Squibb.

“Conosciamopiù di 350 diverse mutazioni del gene beta-globinico checausano la malattia, ma dal punto di vista clinico le talassemie vengonoclassificate in forme trasfusione dipendenti (talassemia major) e in forme nontrasfusione dipendenti (forme intermedie) – afferma Maria DomenicaCappellini, già Direttore dell'unità Operativa di Medicina Interna,Responsabile del Centro Malattie Rare, Coordinatore del Nucleo Malattie Rarepresso IRCCS Fondazione Cà Grande Ospedale Maggiore Policlinico di Milano –. Lamajor colpisce circa l’80% dei pazienti, è la più severa e richiede una terapiatrasfusionale continua, mentre le forme intermedie richiedono controlliperiodici e occasionali trasfusioni in momenti particolari, come gravidanze, interventichirurgici o infezioni. Nella forma più grave, le manifestazioni della malattiasi verificano già da neonati, con livelli di emoglobina molto bassi, aumento divolume di fegato e milza e rallentamento della crescita. Le intermedie sipossono presentare invece più avanti nel tempo e con sintomi meno gravi. Lacausa principale che determina l’anemia grave e le manifestazioni cliniche èl’eritropoiesi inefficace, conseguenza del deficit di produzione delle cateneglobiniche che formano l’emoglobina. Il nuovo farmaco la riduce: di conseguenzadiminuisce anche l’anemia. Ha un profilo di sicurezza tollerabile e rappresentauna prospettiva di enorme interesse come alternativa alla terapia tradizionaledi trasfusioni e ferrochelazione. Dopo 3 anni di terapia,il 50% dei pazienti ha raggiunto una riduzione delle trasfusioni del 50%, inogni intervallo di 12 settimane, rispettoal 40% dei pazienti che avevano raggiunto questo endpoint dopo 1 anno. Il 12%dei pazienti, dopo 3 anni, ha ottenuto un’indipendenza dalle trasfusioni perpiù di 8 settimane, rispetto al 10,7% dopo 1 anno. Ovviamente la riduzionedegli accessi in ospedale ha un importante impatto sulla qualità della vita.”  

“Luspaterceptaveva dato ottimi risultati anche durante la fase due della sperimentazioneclinica – dichiara Silverio Perrotta, responsabile della UP Ematologia eOncologia Pediatrica dell’Università degli Studi della Campania ‘L. Vanvitelli’,responsabile del Centro per la diagnosi e cura delle Emoglobinopatie e delCentro ERN-EuroBloodNet –, ma i dati che abbiamo ora ci permettono digarantirne la sicurezza a lungo termine. Il gruppo di pazienti dello studioBELIEVE che aveva ricevuto il placebo si è unito a quelli in trattamento, perun totale di 315 pazienti che hanno ricevuto il farmaco. Traquesti, che hanno portato avanti il trattamento per tre anni, solo il 7% lo ha interrottoper effetti collaterali, che vanno dal dolore osseo, gestibile con blandiantidolorifici, agli eventi tromboembolici. In questo ultimo caso, però, èda evidenziare che i pazienti erano già a rischio, perché avevano subito l’asportazionedella milza. Luspatercept non sembra aver aumentato significativamente questorischio. Non solo, sembra poter avere anche effettibenefici sulle ulcere malleolari, una complicanza comune, che in alcuni casi addiritturaguarisce col farmaco e sulle ossa, con un miglioramento del quadro diosteoporosi. Inoltre, permette di migliorare il problema del sovraccaricodi ferro causato dalle trasfusioni, riducendo l’assunzione dei ferrochelanti. Èquindi in grado di cambiare notevolmente la vita delle persone affette dabeta-talassemia, con una riduzione importante dei periodi di assenza dal lavoroe una ricaduta minore sulle incombenze familiari. Oggi le indicazioni sono pergli adulti, ma c’è già un trial in corso per l’approvazione in fasciapediatrica, con età inferiore ai 18 anni: una grande prova della sua sicurezza.In molte Regioni italiane ci sono ancora delle difficoltà nella prescrizionenei pazienti adulti trasfusione dipendenti, ma presto sarà disponibile in tuttoil Paese.”

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