Leucemia linfatica cronica: più semplice la gestione della terapia

Pubblicato il:
28.3.2024

Anemia, ingrossamento dei linfonodi, piastrinopenia,stanchezza, sudorazioni notturne, perdita di peso involontaria sono iprincipali sintomi della leucemia linfatica cronica, la più frequente fra leleucemie negli adulti (30% di tutte le diagnosi) nel mondo occidentale. Ognianno, in Italia, si stimano circa 3000 nuovi casi. È una neoplasia ematologicacaratterizzata dall’accumulo anomalo di un particolare tipo di globuli bianchi,i linfociti B, nel sangue periferico, nel midollo osseo e negli organi linfatici(linfonodi e milza). Uno dei maggiori ostacoli al trattamento di questipazienti, che in genere ricevono la diagnosi dopo i 70 anni e spesso presentanouna o più comorbidità, è individuare opzioni terapeutiche efficaci e tollerateper la gestione a lungo termine di questa neoplasia ematologica. Difficoltà cheoggi possono essere superate grazie all’approvazione della rimborsabilità diacalabrutinib da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) nella nuovaformulazione in compresse, per pazienti con leucemia linfatica cronica sia dinuova diagnosi sia precedentemente trattati. La dose raccomandata è di 100 mgdue volte al giorno (intervallo di dose di 12 ore). Alla patologia eall’innovazione delle terapie è dedicato oggi un media tutorial a Milano.La terapia mirata acalabrutinib, in capsule, è già stata approvata da AIFA nel2021. Nella nuova formulazione in compresse, acalabrutinib presenta un volumeridotto del 50%, rendendo così più facile la deglutizione. Inoltre, può esseresomministrato con agenti che riducono l’acidità gastrica, come gli inibitoridella pompa protonica, senza comprometterne l’assorbimento, e può essereassunto con o senza cibo. In questo modo, diventa più semplice la gestione el’adesione alla terapia, a vantaggio dei pazienti trattati. Sono statedimostrate con uno studio clinico la pari efficacia e sicurezza delle dueformulazioni e, grazie a questa approvazione, un maggior numero di pazientipotrà beneficiare di acalabrutinib.“Nella leucemia linfatica cronica i linfociti B, che hanno acquisito specifichealterazioni molecolari e generano una condizione di immunodeficienza chepredispone alle infezioni, crescono in numero eccessivo nel sangue, nel midolloosseo e nei tessuti linfatici, che di conseguenza aumentano di volumedeterminando linfoadenopatie e splenomegalia – spiega Gianluca Gaidano,Professore Ordinario di Malattie del Sangue al Dipartimento di Medicinatraslazionale dell’Università del Piemonte Orientale e Direttore dellaStruttura Complessa a Direzione Universitaria di Ematologia dell’AziendaOspedaliero-Universitaria Maggiore della Carità di Novara -. Aumentando ilnumero dei linfociti, resta meno spazio a disposizione per i globuli bianchisani, i globuli rossi e le piastrine, che diminuiscono. Il calo dei globulirossi determina anemia, mentre, a causa del minor numero di piastrine, ilsangue non coagula normalmente, con tendenza a emorragie ed ematomi. Lamalattia ha un andamento clinico molto eterogeneo: la maggioranza dei pazientinon presenta sintomi, arriva alla diagnosi in seguito a controlli eseguiti peraltri motivi e rimane stabile per molto tempo senza necessità di terapia.Possono trascorrere diversi anni prima della comparsa di sintomi evidenti. Itrattamenti sono necessari quando i globuli bianchi tendono a crescere moltorapidamente o quando i valori di globuli rossi e piastrine scendono sotto ilivelli di allerta. Anche linfonodi o milza molto grandi richiedono unintervento terapeutico”.“Altri aspetti da considerare, oltre alla sintomatologia, sono le conseguenzeemotive, sociali e funzionali del convivere con una patologia cronica. Da quiil ruolo sempre più centrale della qualità di vita – afferma Rosalba Barbieri,Vice Presidente AIL (Associazione Italiana contro Leucemie Linfomi e Mieloma)-. Anche coloro che presentano sintomi e che, quindi, richiedono un trattamentooggi possono condurre una vita normale grazie alle terapie innovative,chedevono essere effettuate nei centri specializzatidi ematologia”.“Il trattamento della leucemia linfatica cronica include diverse opzioniterapeutiche, dagli inibitori di BTK agli inibitori del BCL2, inoltre, ad oggi,non prevede più la chemioterapia, con vantaggi importanti per i pazienti –sottolinea GianlucaGaidano -.Acalabrutinib appartiene alla classe degli inibitori di BTK, che harivoluzionato la cura della malattia. Il farmaco ha evidenziato un beneficiosignificativo in termini di efficacia e tollerabilità a lungo termine, tantonel trattamento in prima linea quanto nella malattia recidivante o refrattaria”.In base ai dati dello studio di fase III ELEVATE-TN, condotto su 535 pazientinon trattati in precedenza, a un follow-up di 6 anni, acalabrutinib, incombinazione con un anticorpo monoclonale (obinutuzumab) o in monoterapia, hadimostrato un miglioramento della sopravvivenza libera da progressione (PFS)rispetto alla chemio-immunoterapia (obinutuzumab e clorambucile),indipendentemente dalla presenza di caratteristiche genetiche sfavorevoli.“Nello studio ELEVATE-TN, i regimi contenenti acalabrutinib hanno migliorato laPFS rispetto alla chemio-immunoterapia – afferma il Prof. Gaidano -. Con ilregime di chemio-immunoterapia si è registrata una mediana di PFS pari a 27,8mesi, non raggiunta invece con acalabrutinib in monoterapia o in combinazionecon obinutuzumab. A 6 anni di follow up, il 78% ed il 62% dei pazienti trattatirispettivamente con acalabrutinib più obinutuzumab o con acalabrutinib inmonoterapia era vivo senza progressione di malattia, rispetto al 17% con lachemio-immunoterapia. Analogamente, con acalabrutinib, in combinazione o inmonoterapia, sono stati registrati tassi di risposta clinica e tassi dirisposta completa significativamente più elevati”. E nello studio di fase IIIASCEND, condotto su 310 pazienti con leucemia linfatica cronica recidivante orefrattaria, acalabrutinib ha ridotto il rischio di progressione della malattiao morte del 69% rispetto al braccio di controllo (rituximab combinato conidelalisib o bendamustina).“Un bisogno e un diritto dei pazienti è l’accesso rapido e uniformeall’innovazione su tutto il territorio nazionale – evidenzia Rosalba Barbieri-. Inoltre, se vogliamo realmente parlare di terapia personalizzata, ènecessaria una presa in carico della persona e non solo della malattia, unnuovo modello che tenga conto non solo della dimensione clinica, ma anche deibisogni sociali e psicologici. L’impegno di AIL si concretizza nel sostegno alpaziente e ai caregiver in tutto il percorso di cura, a partire dal momentodella diagnosi, anche fornendo informazioni sulla patologia”.“Lavoriamo ogni giorno per rendere disponibili trattamenti sempre più mirati,efficaci e con il miglior profilo di tollerabilità possibile – conclude Paola Morosini,Medical Affairs Head Oncology AstraZeneca -. La qualità di vita dei pazienti èuna priorità per la ricerca di AstraZeneca. Acalabrutinib è una molecola dinuova generazione, che nasce da anni di ricerca, e ora è disponibile nellaformulazione in compresse, che grazie alle innovazioni di cui abbiamo parlatoconsentirà a un maggior numero di pazienti di beneficiare di questa terapia. Ilnostro ampio programma di sviluppo comprende oltre 25 studi clinici riguardantimonoterapie e terapie di combinazione su diverse forme di tumori ematologici.Il nostro obiettivo è contribuire a migliorare il percorso di cura di pazientiaffetti da neoplasie ematologiche, divenendo punto di riferimento in quest’areaterapeutica”.

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