Tumore del fegato: 6 casi su 10 dovuti a fattori prevenibili

Pubblicato il:
31.7.2025

31, luglio 2025 - Almeno il 60% dei tumori del fegato a livello globale è legata a fattori di rischio prevenibili, come l'uso di alcol, le epatiti virali e il 'fegato grasso'. È quanto emerge da un'analisi pubblicata su Lancet, secondo cui, se le tendenze attuali non cambiano, il carico della malattia è destinato ad aumentare pesantemente, passando dagli 870 mila casi del 2022 a 1,52 milioni nel 2050, mentre il numero di decessi salirà da 760 mila a 1,37 milioni.

"Il cancro al fegato è il sesto tumore più comune e la terza causa di mortalità correlata al cancro a livello globale", scrivono i ricercatori riuniti in un'apposita commissione costituita per studiare il fenomeno. Negli ultimi anni si è osservata una costante crescita di questa neoplasia, con aumenti dell'1% l'anno in Europa e di quasi il 3% in Nord America. A trainare l'aumento dei casi è soprattutto la maggiore diffusione della malattia epatica associata a disfunzione metabolica (Masld), insieme alle malattie associate al consumo di alcol. Nel prossimo futuro l'incremento maggiore potrebbe spostarsi in Africa come conseguenza della rapida crescita della popolazione e dell'alta prevalenza del virus dell'epatite B e C.

Per contrastare il fenomeno, secondo il gruppo do ricerca, occorrerebbe agire tempestivamente su diversi fattori: dalla vaccinazione universale contro l'epatite B, al trattamento precoce delle epatiti B e C, fino alla riduzione dell'alcol e al contrasto dei fattori che favoriscono il fegato grasso. "È necessaria una riduzione annua di almeno il 2% del tasso di incidenza standardizzato per età per fermare il crescente carico di nuovi casi di cancro al fegato", affermano i ricercatori. In alcuni casi, però, sarebbe meglio puntare a una riduzione del 5%. Se si otterrà questa riduzione, nei prossimi 25 anni "stimiamo che potrebbero essere prevenuti tra 8,8 e 17,3 milioni di nuovi casi di cancro al fegato e che si potrebbero salvare tra 7,7 e 15 milioni di vite", concludono.

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