Tumore del seno in stadio precoce con mutazione BRCA: AIFA approva la rimborsabilità di Olaparib

Pubblicato il:
30.11.2023

Milano, 30novembre 2023 – Inizia una nuova era nel trattamento delleforme ereditarie del tumore della mammella, in particolare in presenza dimutazione dei geni BRCA, grazie a una terapia mirata, olaparib. L’AgenziaItaliana del Farmaco (AIFA) ha approvato la rimborsabilità di olaparib inmonoterapia o in associazione con la terapia endocrina per il trattamentoadiuvante, cioè successivo all’intervento chirurgico, di pazienti adulti concancro della mammella allo stadio iniziale ad alto rischio, negativo per ilfattore di crescita epidermico umano (HER2-negativo) e con mutazioni nellalinea germinale BRCA1/2, precedentemente trattati con chemioterapianeoadiuvante (cioè prima della chirurgia) o adiuvante (Gazzetta Ufficiale del26 ottobre 2023, Serie generale n.251). Le nuove prospettive apertedall’approvazione di AIFA nel trattamento della neoplasia sono approfonditeoggi in una conferenza stampa a Milano.

Ad agosto2022, la Commissione Europea ha approvato olaparib in questa indicazione, sullabase dei risultati dello studio di Fase III OlympiA, pubblicati nel “The NewEngland Journal of Medicine”. Olaparib ha dimostrato un miglioramentostatisticamente significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenzalibera da malattia invasiva, riducendo il rischio di recidiva del 42%. Inoltre,la terapia mirata ha evidenziato un miglioramento della sopravvivenza globale,riducendo il rischio di morte del 32%.

“Cambianoradicalmente le prospettive di cura per le pazienti con una specifica formaereditaria di carcinoma mammario, cioè per le donne con mutazione di uno oentrambi i due geni denominati BRCA1 e BRCA2 – spiega Michelino DeLaurentiis, Direttore del Dipartimento di Oncologia Senologica eToraco-Polmonare, Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione ‘G. Pascale’ diNapoli -. In presenza di una mutazione BRCA, il tumore della mammella tende amanifestarsi in una popolazione più giovane rispetto all’età media di diagnosi.La maggior parte di questi tumori, quando identificati in fase precoce,guarisce. Non tutti però e una parte presenta un rischio più elevato. Da qui lanecessità di nuovi strumenti di cura efficaci. Olaparib colpisce specificamentele mutazioni dei geni BRCA1 e 2, per ridurre ulteriormente il rischio direcidiva e aumentare le probabilità di guarigione definitiva. L’approvazione daparte di AIFA introduce una terapia adiuvante aggiuntiva per lepazienti con malattia in stadio precoce, ad alto rischio direcidiva, già trattate con terapia neoadiuvante e per le donne operatedirettamente e che hanno già seguito la terapia adiuvante standard”.

Nel 2022, inItalia, sono stati stimati 55.700 nuovi casi di carcinoma mammario. La presenzadi una mutazione BRCA si rileva in circa il 5% delle pazienti. Olaparib è giàrimborsato nel nostro Paese per il trattamento di pazienti con cancro dellamammella localmente avanzato o metastatico triplo negativo, con mutazionigerminali di BRCA, precedentemente trattati con chemioterapia.

“Ora èpossibile offrire i benefici di olaparib in un setting più precoce, percontribuire a ridurre il rischio di ricadute potenzialmente letali –afferma Laura Cortesi, Responsabile della Struttura Semplice diGenetica Oncologica al Dipartimento di Oncologia dell’AziendaOspedaliero-Universitaria di Modena -. Il test per le mutazioni BRCA vaeseguito al momento della diagnosi ed è fondamentale sia per permettere alle pazientidi accedere a una terapia personalizzata efficace e in grado di garantire unabuona qualità di vita, sia per informare i familiari su un’eventualepredisposizione genetica allo sviluppo della malattia. L’esame può essereprescritto dall’oncologo, dal chirurgo o dal genetista, che diventanoresponsabili anche di informare adeguatamente la paziente sugli aspettigenetici collegati ai risultati. Sono candidate al trattamento con olaparib lepazienti con tumore del seno triplo negativo con mutazione BRCA che non abbianoraggiunto una risposta patologica completa alla chemioterapia neoadiuvante,oppure, se operate direttamente, in presenza di tumori superiori ai duecentimetri o con almeno un linfonodo positivo. In pazienti affette da tumori arecettori ormonali positivi, i criteri di rischio sono costituiti da almeno 4linfonodi ascellari interessati oppure dall’assenza di risposta patologicacompleta alla terapia neoadiuvante con un punteggio CPS-EG maggiore o uguale a3”.

“Anchel’approccio chirurgico è influenzato dall’esito del test genetico –spiega Corrado Tinterri, Responsabile Unità Operativa di Senologiae Direttore della Breast UNIT all’Humanitas University, IRCCS HumanitasResearch Hospital di Rozzano, Milano -. Una buona qualità di vita non dipendesolo dalla sopravvivenza o dalla preservazione della mammella, ma anche dallapossibilità di non dover rivivere l’esperienza della malattia. Alle donne chepresentano la mutazione BRCA deve essere spiegato il rischio che ci sia unarecidiva nel seno sottoposto a un intervento chirurgico conservativo, oppurenell’altra mammella. Il chirurgo deve valutare insieme alla paziente l’opzionedella mastectomia bilaterale in modo personalizzato, così da offrire untrattamento condiviso. La presa in carico della paziente da parte della unitàdi senologia permette un approccio multidisciplinare e una valutazionecollegiale, che, come dimostrato da diversi studi, è in grado di ridurre lamortalità del 20%. Inoltre, il chirurgo che opera all’interno della Breast Unitè completamente dedicato a questa patologia e ha un’elevata competenza intecniche che rientrano nella chirurgia oncoplastica”.

Da tempo visono evidenze sul ruolo dell’alterazione delle due proteine BRCA non solo neltumore della mammella, ma anche in quelli dell’ovaio e della prostata.“Conoscere lo stato mutazionale dei geni BRCA è molto importante sia per ilpaziente stesso, poiché permette, oltre alla cura, di definire il rischio disviluppare altre neoplasie e di programmare una gestione clinicapersonalizzata, sia per iniziare il percorso familiare che permettel’identificazione di persone sane con mutazione BRCA, nelle quali impostareprogrammi per ridurre il rischio di sviluppare la neoplasia – sottolinea EmanuelaLucci Cordisco, Genetista Medico alla Fondazione Policlinico UniversitarioA. Gemelli IRCCS di Roma e Ricercatore Universitario dell’Università Cattolicadel Sacro Cuore -. Il rischio di trasmissione dai genitori ai figli dellemutazioni nei geni BRCA è del 50%. Una mutazione di BRCA, ereditata dalla madreo dal padre, determina una predisposizione a sviluppare il tumore piùfrequentemente rispetto alla popolazione generale. Il percorso di consulenzaoncogenetica nei familiari, che permette di identificare i portatori sani adalto rischio e coloro che non hanno ereditato la mutazione e hanno quindi unrischio più basso, si compone di più fasi e si conclude con la comunicazionedel risultato dell’esame. Il test BRCA per la ricerca di varianticostituzionali, cioè ereditabili, è eseguito in molti laboratori del nostroPaese, con metodologie ampiamente validate. Se il test è positivo, è possibileattuare efficaci strategie di riduzione del rischio, che spaziano dallasorveglianza intensiva alla chirurgia profilattica”.

Una donna sanacon mutazione del gene BRCA può scegliere di sottoporsi a controlli radiologicipiù frequenti, per diagnosticare eventuali tumori della mammella quando sonoancora in stadio iniziale e, quindi, più facilmente curabili. “Dall’altro lato– conclude Corrado Tinterri – l’intervento di mastectomia bilaterale, cioè larimozione chirurgica di entrambe le mammelle, è in grado di ridurre di oltre il90%, nelle donne sane, il rischio di sviluppare in futuro un carcinomamammario”.

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