Tumore rene: la SIUrO, “Va migliorata l’assistenza extra ospedaliera”

Pubblicato il:
11.7.2022

11 Luglio 2022 – In Italia i pazienti con tumore renaleincontrano alcune difficoltà durante il loro percorso di cura.  Per il 58% è insufficiente l’assistenza daparte della medicina territoriale mentre il 29% fatica a contattare il medicospecialista. Per il 46% risulta difficile accedere agli esami di follow-up dopole terapie, mentre il 24% ha difficoltà a compilare i documenti sanitari. Sono questi alcuni dati emersi da un sondaggio online svolto tra 216 malati e promosso dalla SocietàItaliana di Uro-Oncologia (SIUrO). I risultati sono stati presentati durante ilwebinar “Tumore del Rene” che è andato in onda, nei giorni scorsi, sulla paginaFacebook della Società Scientifica. Si tratta del terzo di una serie di evention line che rientrano nel progetto “SIUrO Incontra Pazienti e Caregiver”. Unavolta al mese gli esperti della SIUrO affrontano a 360 gradi tutti gli aspettiinerenti i tumori urologici (prevenzione, terapie, impatto sulla vitaquotidiana, difficoltà burocratico-amministrative, riabilitazione). Malati, caregiver,personale medico-sanitario, nonché semplici utenti del web possono così rivolgeredomande direttamente agli specialisti. “La medicina territoriale deve avere unruolo fondamentale nella lotta a tumori complessi come quelli urologici -afferma Camillo Porta, Professore Ordinario di Oncologia Medica all’Università AldoMoro di Bari e Direttore della Divisione di Oncologia Medica del Policlinico diBari
-. In particolare il Medico di MedicinaGenerale è la prima figura di riferimento per i pazienti e caregiver fin dalladiagnosi. Deve riuscire ad indirizzare il suo assistito dallo specialistagiusto, sia esso l'urologo o l'oncologo. Vi è poi il grosso problema dellagestione degli effetti collaterali che colpiscono quando il malato è a casa; èqui che il Medico di Famiglia deve fare la sua parte rimanendo ovviamente incontatto con lo specialista. Siamo reduci da due anni terribili dove lapandemia ha sconvolto l’ordinaria assistenza sanitaria ospedaliera e haevidenziato i limiti della medicina territoriale, soprattutto in alcuneRegioni. E questo spiega in parte le numerose difficoltà evidenziate dalsondaggio che abbiamo condotto nelle scorse settimane. Bisogna assolutamenterinforzare i collegamenti tra Medicina territoriale ed ospedaliera, e alcuni recentiprovvedimenti del Governo sembrano andare in questa direzione”. “Nel nostroPaese vivono più di 144mila persone con una diagnosi di carcinoma renale -aggiunge il dott. Marco Roscigno, Dirigente Medico Unità di Urologia dell'ASST Papa GiovanniXXIII di Bergamo -. I tassi di sopravvivenza a cinque e dieci anni sono innetto miglioramento grazie soprattutto all’introduzione prima delle terapiemirate e poi dei farmaci immunoterapici. L’intervento chirurgico è laprincipale indicazione nei pazienti con malattia non metastatica, mentre per imalati con malattia diffusa è necessario un percorso terapeutico condiviso daivari specialisti, in cui rientrano trattamento medico, chirurgico eradioterapico. Le varie cure possono determinare degli effetti collaterali che,sempre secondo il nostro sondaggio, sono giudicati di forte impatto da tre pazienti suquattro”. “E’ una neoplasia nella quale la chemioterapia ha sempre avuto scarsoutilizzo - prosegue Stefano Arcangeli, Direttore Unità di Radioterapia ASST Ospedale San Gerardodi Monza -. Per quanto riguarda la radioterapia, essa invece trova indicazionesoprattutto nel trattamento di alcuni siti metastatici o per ridurre il dolorecorrelato alle metastasi ossee. Al momento, poi, alcuni studi stanno valutandol’efficacia di possibili combinazioni tra radioterapia e immunoterapia. Iprimissimi dati dimostrano che si tratta di un trattamento fattibile e sicuro,ma va ancora dimostrata la sua reale efficacia. In futuro potrebbe esserci unasempre maggiore integrazione tra queste due modalità terapeutiche”.

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