Roma, 2 ottobre 2022 – In Italia le donne vive dopo la diagnosi di tumore sono aumentate del34% in 10 anni, da 1.433.058 nel 2010 a 1.922.086 nel 2020. Armi efficaciconsentono di vivere sempre più a lungo, anche quando la malattia è scoperta infase avanzata. Alle terapie si accompagnano i programmi di screening, chesoprattutto nel carcinoma della mammella stanno evidenziando risultatiimportanti. In sei anni (2015-2021), fra le donne del nostro Paese, lamortalità per questa neoplasia è diminuita di quasi il 7%. I passi avantidell’innovazione terapeutica sono evidenti nel cancro dell’ovaio, dove non visono programmi di prevenzione secondaria disponibili ma i decessi sono calatidel 9%. Servono però campagne mirate per tumori che stanno diventando semprepiù femminili perché strettamente legati al fumo di sigaretta, come quellidella vescica e del polmone, che hanno fatto registrare un netto incremento deidecessi (+5,6% e +5%). La fotografia delle neoplasie femminili è “scattata”oggi in conferenza stampa al XXIV Congresso Nazionale AIOM (AssociazioneItaliana di Oncologia Medica), in corso a Roma.
“Il numero sempre più alto di donne vive dopo la diagnosi di un tumore‘tipico’ femminile ci dimostra quanto la ricerca abbia compiuto passi avantiimportanti – afferma SaverioCinieri, Presidente AIOM –. Oggi sono disponibili terapie abersaglio molecolare efficaci per neoplasie come il carcinoma mammario, che inItalia, solo nel 2020, ha colpito circa 55mila donne. Queste armi, efficacianche nelle forme più aggressive come quelle triplo negative, hanno permessouna significativa diminuzione della mortalità. E la ricerca sta ridefinendo iltrattamento per circa metà delle pazienti colpite da carcinoma mammario, cioèquelle con bassi livelli di espressione della proteina HER2”. “Ora èfondamentale sensibilizzare le donne, portarle a conoscenza di queste patologiee degli screening, quando presenti – continua il Presidente Cinieri -. A lugliodi quest’anno abbiamo lanciato la campagna di comunicazione ‘Neoplasiadonna’,proprio con l’intento di informare ed educare. Abbiamo realizzato una guidasulla prevenzione che è stata distribuita nelle maggiori città italiane, molteattività social, interviste e confronti con clinici e pazienti e incontri disensibilizzazione one-to-one. Abbiamo in programma anche uno spot. Speriamocosì di intervenire anche sul recupero dei ritardi negli screening causatidalla pandemia”.
“Oggi abbiamo a disposizione nuove terapie mirate per il carcinomaovarico, anche per donne con diagnosi in fase avanzata, in grado di miglioraresignificativamente l’aspettativa di vita, riducendo rischio di progressionedella malattia o morte – spiega DomenicaLorusso, Professore Associato di Ostetricia e Ginecologia eResponsabile Programmazione Ricerca Clinica della Fondazione PoliclinicoUniversitario A.Gemelli di Roma –. In Italia, oggi, quasi 50mila donneconvivono con una diagnosi di tumore dell’ovaio e il 70% delle pazienti conmalattia in stadio avanzato va incontro a recidiva entro due anni. Per loroabbiamo terapie di mantenimento in prima linea, in grado di ottenere remissionia lungo termine. Sono molto importanti i dati aggiornati di due studi, PAOLA-1e SOLO-1, presentati al recente Congresso europeo di oncologia medica (ESMO),con due pazienti su tre vive, a 5 e 7 anni, trattate con una terapia mirata,capostipite della classe dei PARP inibitori. Resta evidente l’importanza delladiagnosi precoce. Uno dei problemi su cui dobbiamo concentrarci in questomomento sono le visite perse negli ultimi due anni a causa della pandemia.Temiamo che lo stop di questo biennio possa avere ripercussioni negativenell’immediato futuro. Le donne devono mettere in agenda una visita annuale dalginecologo, se presentano fattori di rischio anche più spesso”.
“Oggi, grazie alla ricerca, un grande numero di neoplasie,caratterizzate un tempo da prognosi negative, può essere curato, come il tumoredel polmone in fase avanzata – sottolinea Rossana Berardi, Ordinario di Oncologiaall’Università Politecnica delle Marche, Direttrice della Clinica Oncologica,AOU Ospedali Riuniti di Ancona e membro del Direttivo Nazionale AIOM –. Perquelle che presentano situazioni più complesse, è spesso possibile invece unacronicizzazione: significa offrire speranza alle donne, che non devono esserespaventate dalla possibilità di una diagnosi a seguito della visita. Prima siidentifica la malattia, maggiori sono le possibilità di cura. La campagna‘Neoplasiadonna’ punta proprio in questa direzione: aumentare la conoscenza ela consapevolezza dell’importanza della diagnosi precoce nella popolazionefemminile. Senza dimenticare gli stili di vita sani. Il tumore del polmone stadiventando una neoplasia sempre più rosa per la diffusione dell’abitudine delfumo di sigaretta in questa fascia della popolazione. È importante indirizzaremessaggi di prevenzione mirate per salvare più vite”.
“Siamo orgogliosi di supportare la campagna ‘Neoplasiadonna’ – conclude Mirko Merletti,Vicepresidente Oncology AstraZeneca –. I grandi passi avanti compiuti dallaricerca negli ultimi anni ci permettono di sperare concretamente in cure ecronicizzazione per molte neoplasie femminili. In particolare, per seno e ovaioi risultati sono molto promettenti, con ottime possibilità anche per lepazienti con mutazioni genetiche BRCA1 e 2. Per loro, in particolare, èimportante impostare un percorso terapeutico adatto, che combini le nuovemolecole a disposizione nel modo più efficace. L’importante diminuzione dellamortalità per il cancro dell’ovaio ci dimostra che è possibile intervenireanche sulle neoplasie più difficili da diagnosticare a causa della mancanzadegli screening”.