Tumori: nel Lazio ogni anno stimate 34.500 nuove diagnosi

Pubblicato il:
16.6.2023

Roma, 16 giugno 2023 – NelLazio ogni anno sono stimati circa 34.500 nuovi casi di tumore. Nel 2022, inItalia, le diagnosi sono state 390.700, con un incrementodi 14.100 casi rispetto al 2020. Il nostro Paese, però, fra il 2011 e il 2019,ha registrato una diminuzione della mortalità per cancro superiore rispettoalla media europea, con una riduzione dei decessi del 15% negli uomini e dell’8%nelle donne (-10% uomini e -5% donne in Europa). Un obiettivo raggiuntoanche grazie all’immunoncologia che, con un approccio innovativo di cura dellamalattia, ha cambiato la storia di diverse neoplasie un tempo molto difficilida trattare. Per raccontare a tutti i cittadini questi importanti risultati, daoggi fino a domenica 18 giugno a Roma, in Piazza Re di Roma (dalle 10 alle 18),si svolge la terza tappa della campagna di sensibilizzazione “Lo so anch’io”,presentata oggi in una conferenza stampa. Il progetto è realizzato da BristolMyers Squibb, con la partecipazione di APaIM (Associazione PazientiItalia Melanoma), Vivere senza stomaco (si può), FIAGOP (Federazione ItalianaAssociazioni Genitori e Guariti Oncoematologia Pediatrica), TUTOR (Associazione Tumori Toracici Rari),FAVO (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato inOncologia) e WALCE (Women AgainstLung Cancer in Europe), e il patrocinio diAIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica). La campagna prevedeincontri nelle piazze, con la presenza delle Associazioni dei pazienti e ladistribuzione di materiale informativo, e l’attivazione di un portale dedicato(www.bms.com/it/losoanchio.html).In Piazza Re di Roma sarà allestito un gazebo, per tutto il fine settimana eaperto a tutti, in cui si troverà una “macchina del tempo”, per mostrare letappe principali nella storia dell’immunoncologia.

“Dopo i primi due grandi passiavanti nella sfida ai tumori rappresentati dalla chemioterapia e dalle terapiemirate, negli ultimi dieci anni vi è stata una vera e propria svolta grazieall’immunoncologia, che oggi è lo standard di cura in diverse neoplasie instadio metastatico o ad alto rischio di ripresa di malattia dopo chirurgiaradicale: dal melanoma, al tumore del polmone, al mesotelioma, al carcinoma acellule renali fino a quelli gastrointestinali e genitourinari. E sono in corsostudi in molte altre neoplasie - affermaMichele Maio, PresidenteFondazione NIBIT, Direttore della Cattedra di Oncologia dell’Università diSiena e del Centro di Immuno-Oncologia (CIO) dell’Aziendaospedaliero-universitaria Senese -. Il nostro Paese da sempre è in primalinea nella ricerca sull’immunoncologia. Nel Centro di Siena, grazie a studi condottida Fondazione NIBIT, abbiamo posto le basi di sperimentazioni che hannocambiato la pratica clinica. Circa il 50% dei pazienti con melanoma metastaticosviluppa metastasi cerebrali. Con lo studio NIBIT-M2, per la prima volta al mondo,abbiamo infranto il ‘dogma’ per cui l’immunoterapia non funziona in questi casie circa il 50% di questi pazienti è vivo e libero da malattia a 5 anni rispettoai 4-5 mesi a cui eravamo abituati”.

“Oggi circa il 75% dei casi dicarcinoma polmonare, una delle neoplasie più difficili da trattare, èdiagnosticato in fase avanzata - spiega FedericoCappuzzo, Direttore OncologiaMedica 2, Istituto Nazionale Tumori ‘Regina Elena’ di Roma -. Anche inquesto tumore, l’immunoncologia ha cambiato il paradigma di cura. Laduplice immunoterapia, costituita da nivolumab più ipilimumab, in associazionecon due cicli di chemioterapia, in prima linea nel tumore del polmone non apiccole cellule metastatico, a quattro anni ha migliorato la sopravvivenzaglobale con il 21% dei pazienti vivi rispetto al 16% con la sola chemioterapia.I benefici sono particolarmente importanti nei pazienti con prognosisfavorevole, cioè con espressione tumorale di PD-L1 inferiore all’1% eistologia squamosa. In questi casi, la terapia di combinazione continua aridurre il rischio di morte di circa un terzo rispetto alla sola chemioterapiaa quattro anni. L’ulteriore vantaggio di questo schematerapeutico è rappresentato dall’utilizzo di cicli limitati di chemioterapia”.

“La ricerca di laboratorioè cruciale per comprendere le nuove frontiere contro il cancro – continua ilProf. Maio -. Per aumentare il numero di pazienti che rispondonoall’immunoterapia, servono studi sui meccanismi di resistenza e la chiave perscoprirli va in tre direzioni. Innanzitutto, va analizzato il microambiente nelquale le cellule tumorali crescono e si moltiplicano, che svolge unruolo fondamentale nel regolare la risposta immunitaria anti-tumorale. Èinoltre necessario migliorare gli studi sulla sequenza con cui somministrarequesti farmaci. Infine, la terza strategia da seguire è rendere le celluletumorali maggiormente ‘visibili’ al sistema immunitario, ad esempio utilizzandofarmaci ipometilanti somministrati in combinazione con l’immunoterapia, cosìcome stiamo facendo nello studio NIBIT-ML1 condotto dalla Fondazione NIBIT,anche grazie al contributo di Fondazione AIRC nell’ambito di un progetto 5x1000coordinato dal CIO di Siena, in pazienti con melanoma e cancro del polmone inprogressione di malattia ad un precedente trattamento immunoterapico standard”.

“Per troppo tempo il tumoredel polmone è stato considerato una patologia quasi esclusivamente maschile –spiega Stefania Vallone, Segretario WALCE (Women Aganist LungCancer in Europe) -. Negli ultimi anni si è registrata una forte crescita anchetra le donne a causa dell’aumento della dipendenza da fumo di sigaretta nellapopolazione femminile. La prevenzione primaria è uno dei pilastri della nostraAssociazione, che vuole contribuire anche alla diffusione di una maggiore consapevolezzasul significato dell’innovazione terapeutica. Purtroppo, la diagnosi del tumoredel polmone è ancora tardiva, ma nuovi strumenti come l’immunoncologia stannomigliorando le possibilità di sopravvivenza a lungo termine, con una buonaqualità di vita”.

“Nel2013, la prestigiosa rivista americana ‘Science’ collocòl’immunoncologia al primo posto della ‘top ten’ delle più importantiscoperte scientifiche dell’anno - sottolinea Cosimo Paga, ExecutiveCountry Medical Director, Bristol Myers Squibb Italia-.Allora sembrava una scommessa, oggi l’immunoncologia è una realtà consolidatanel trattamento dei tumori e molte conquiste sono considerate ormai acquisite. IlPremio Nobel per la Medicina assegnato, nel 2018, a James Allison e aTasuku Honjo per i loro studi su quest’arma ha testimoniato la portata dellarivoluzione in corso. Bristol Myers Squibb,per prima, ha creduto in questo approccio e continuiamo a essere pionieri nellosviluppo di nuove molecole immunoncologiche, come relatlimab, che interagiscono sutarget differenti del sistema immunitario, e di diverse combinazionidell’immunoncologia con la chemioterapia e con le terapie mirate. Il nostro obiettivo èestendere l’efficacia dell’immunoncologia al maggior numero di pazienti permigliorarne la sopravvivenza. Per aumentare l’efficacia delle terapie e dare lagiusta terapia al giusto paziente, è necessario migliorare la diagnostica: perquesto motivo Bristol MyersSquibbsta investendo molto in questo settore e utilizzerà anche strumenti informaticicome l’Intelligenza Artificiale”.

“Leconquiste della ricerca hanno portato a una netta riduzione della mortalità e aun aumento di cittadini guariti – conclude Maurizio Vannini, delegatoFAVO (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia)Lazio -. È giunto il tempo di considerare il cancro in tutti i suoi aspetti,biologici, medici, psicosociali, ma soprattutto di prolungare nel tempol’impegno per la ‘presa in carico’, anche dopo la guarigione, che devecorrispondere al ritorno di ogni ex paziente alla propria vita relazionale eprofessionale. Il raggiungimento di questo risultato richiede uno sforzocoordinato delle Istituzioni, delle Associazioni di pazienti e delle societàscientifiche, e un programma ben preciso per migliorare la qualità della vita.Da sempre FAVO sottolinea l’importanza dell’informazione, sia per i pazientiche per i cittadini. Per questo ci impegniamo in ‘Lo so anch’io’, lacampagna di informazione per aumentare il livello di conoscenza sui progressidella scienza in immunoncologia”.

 

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