AIOM: “Cure domiciliari solo nel 68% delle oncologie. Più risorse per l’assistenza territoriale e la ricerca contro il cancro”

Pubblicato il:
1.10.2022

Roma, 1 ottobre 2022 – In Italia meno del 70% (68,7%) delle Oncologie può contaresull’assistenza domiciliare e più della metà delle strutture (52%) è priva deicoordinatori di ricerca clinica, figure essenziali per condurre lesperimentazioni. La ‘fotografia’ dello stato dell’Oncologia nel nostro Paesevede anche progressi importanti rispetto al passato. I servizi di supportopsicologico sono presenti in quasi il 90% dei centri (87,3%), anche se solo lametà è dotata di uno psicologo “dedicato” ai pazienti oncologici. Il 95% hal’anatomia patologica, l’81% una nutrizione clinica di riferimento e il 70% unlaboratorio di biologia molecolare di riferimento. Sono significativi i passiin avanti nella definizione dei percorsi diagnostico-terapeutici eassistenziali (PDTA), essenziali per garantire un’assistenza multidisciplinare:sono stati deliberati dalle reti oncologiche ben 1.240 documenti. I datiemergono dalla “Carta dei servizi dell’oncologia italiana – Libro Bianco 2022”,presentato in conferenza stampa al XXIV Congresso Nazionale AIOM (AssociazioneItaliana di Oncologia Medica), che si apre oggi a Roma.

Nel nostro Paese sono attive 323 Oncologie. L’88% è dotato di DayHospital, il 65% dell’Ambulatorio, il 58% del reparto di Degenza ordinaria.“L’oncologia è un cardine del Servizio Sanitario Nazionale, ma deve esseresostenuta con misure strutturali – afferma Saverio Cinieri, Presidente AIOM -.Chiediamo al Governo, che entrerà in carica nelle prossime settimane, e alnuovo Ministro della Salute di inserire in agenda, tra i primi obiettivi darealizzare, un reale potenziamento dell’oncologia, con un’attenzione a 360gradi, dall’assistenza domiciliare alla ricerca clinica. Senza dimenticare laprevenzione, visto che il 40% dei casi e il 50% delle morti oncologiche possonoessere evitati agendo su fattori di rischio prevenibili, in particolare suglistili di vita. Gli oncologi, da tempo, hanno sviluppato una particolaresensibilità verso le tematiche di governo della spesa e di appropriatezza.L’utilizzo dei farmaci biosimilari in oncologia può determinare risparmi dicirca il 20%, permettendo di riallocare risorse a sostegno dell’accesso aterapie innovative”. “Ogni anno, in Italia, sono 377.000 le nuove diagnosi dicancro – continua il Presidente Cinieri -. La sopravvivenza a un quinquennio siattesta al 65% nelle donne e al 59% negli uomini, rispetto al 63% e al 54%della rilevazione precedente aggiornata al 2015. Terapie innovative, come ifarmaci a bersaglio molecolare e l’immunoncologia, permettono in molti casi dicronicizzare la malattia in fase avanzata o di ottenere la guarigione, conconsistenti risparmi in altre voci di spesa, sanitaria e sociale. Ma la qualitàe la sostenibilità del sistema si garantiscono soprattutto con politiche disostegno alla ricerca, che permette di sviluppare farmaci innovativi. Ogni annocirca 35mila pazienti in Italia sono arruolati in studi clinici. La metà, cioè17.500 cittadini, sono colpiti dal cancro. L’oncologia del nostro Paese, seadeguatamente supportata dalle Istituzioni, può affermarsi come un motore disviluppo in ambito non solo scientifico, ma anche economico e sociale. Offriamoquesti temi di discussione al prossimo Governo, perché il confronto non è piùrinviabile”.

Oltre alla ricerca, l’altra importante questione, ancora irrisolta,riguarda il potenziamento del territorio e la necessità di investirenell’assistenza oncologica domiciliare. Almeno il 30% dei pazienti oncologicipotrebbe essere seguito, per una parte significativa del percorso di cura, sulterritorio con evidenti ricadute positive in termini di qualità di vita e costisociali, oltre che umani. Avvicinare le cure alle persone ne facilita anchel’accessibilità, impatta sull’aspettativa di vita e favorisce risparmi per ipazienti, troppo spesso impoveriti dopo la diagnosi di tumore. “Latossicità finanziaria, cioè le difficoltà economiche causate dal cancro, è unfenomeno sempre più presente anche nel nostro Paese – spiega Francesco Perrone,Presidente eletto AIOM -.  Negli Stati Uniti questa condizione si spiegasoprattutto col fatto che le cure contro il cancro costano molto e il sistemasanitario d’Oltreoceano, basato sulle assicurazioni private, le rimborsa soloparzialmente. L’impianto universalistico del sistema sanitario italianodovrebbe costituire una barriera contro questo rischio, in realtà non è piùcosì. In un’analisi di 16 sperimentazioni condotte tra il 1999 e il 2015, a cuihanno partecipato 3.760 pazienti del nostro Paese colpiti da tumore delpolmone, della mammella o dell’ovaio, abbiamo dimostrato che il 22,5%presentava ‘tossicità finanziaria’ e un rischio di morte nei mesi e annisuccessivi del 20% più alto rispetto ai malati senza problemi economici”. “Ledifficoltà finanziarie compromettono la qualità della vita e i benefici che sipossono ottenere con i farmaci antitumorali – continua il Prof. Perrone -. I pazientiche vivono nel Meridione devono affrontare più problemi economici rispetto aimalati del Nord. Inoltre, la tossicità finanziaria interessa soprattutto gliunder 65: il cancro e le cure riducono la capacità professionale e le entrate.Se questi cittadini vengono supportati e reinseriti nel mondo del lavoro,ritornano a costituire una componente produttiva del Paese. Ecco perché èimportante individuare le cause del default finanziario individuale: solo cosìpotremo chiedere alle Istituzioni di agire per rimuoverle”.

Si stima che oltre il 30% delle persone colpite da cancro possa essereseguito sul territorio. “Ma ancora troppi pazienti, in Italia, si spostano percentinaia di chilometri alla ricerca del ‘trattamento migliore’. Incidono ladistanza tra casa e luogo dove si ricevono le cure e le spese di trasporto dasostenere – sottolinea MassimoDi Maio, Segretario Nazionale AIOM -. E questo non solo neicasi estremi di migrazione sanitaria da Sud a Nord. I problemi possono nascereper raggiungere dalla provincia i centri specialistici nelle grandi città.Insomma, una serie di determinanti, sui quali vogliamo sensibilizzare leIstituzioni, che possono mettere in campo politiche di cambiamento perinvestire di più sul territorio e sull’assistenza domiciliare, anche creandoun’integrazione fra oncologia e medicina di famiglia. Vanno implementati anchei gruppi di cure simultanee, perché il 36% dei centri ne è ancora privo.Un’integrazione precoce nel percorso di cura di interventi di supporto, inun’ottica di cure simultanee, ha un impatto positivo sulla qualità e quantitàdi vita del paziente e sui risultati attesi con le terapie”.

“Durante la pandemia, l’oncologia medica non si è mai fermata – concludeil Presidente Cinieri -. Anche la scienza non si è fermata, aggiungendoinformazioni importanti a tutto quel che già conoscevamo sul ‘pianeta cancro’.Il susseguirsi delle scoperte, i dati sempre più incalzanti e caratterizzantidegli studi clinici, le approvazioni da parte delle agenzie regolatorie di nuovemolecole o di nuove indicazioni per i farmaci già in uso hanno continuato ilproprio corso, rendendo la nostra professione, se possibile, ancora piùcomplessa. Il claim scelto per il XXIV Congresso Nazionale AIOM vuoleracchiudere proprio questi pensieri: ‘Oncologia e Complessità. Le nuove sfideper gli oncologi’. Per complessità si intende tutta la rete di informazionicliniche, biologiche e molecolari che, man mano, si sono aggiunte al nostrobagaglio culturale, che è diventato sempre più carico di novità. La nostrafigura professionale ha bisogno di incamerare, comprendere e far proprie tuttele conoscenze che si sono incastonate, come pietre preziose, su tutto quelloche già conoscevamo e che i nostri maestri ci hanno trasmesso”.

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