Firenze, 6 ottobre 2022 – Nel tumore metastatico della prostata oggi sono possibili cure piùprecise ed efficaci. Ogni anno in Italia oltre 7.000 uomini sono colpiti daforme gravi del carcinoma e di questi fino al 12% possiedono una mutazione deigeni BRCA (e in particolare di BRCA 2). Grazie alla possibilità di ricercaretale mutazione su tessuto bioptico o su prelievo ematico, il teammultidisciplinare che assiste il malato può selezionare al meglio la terapia daproporre al paziente. In caso di riscontro di una positività di tipoeredo-familiare (la metà circa dei casi) si possono programmare accertamentidiagnostici ed eventuali trattamenti nei parenti più stretti, al fine diattivare eventuali trattamenti in fase precoce o l’avvio di appropriatiprogrammi di controllo. Una limitazione a questo percorso è tuttavia,rappresentata dalla attuale carenza in Italia di un network di laboratoricertificati in grado di svolgere i test, con risultati che spesso arrivano intempi troppo dilatati. E’ quanto sostengono gli specialisti della SIUrO(Società Italiana di Urologia Oncologica) riuniti in questi giorni a Firenzeper il loro XXXII congresso nazionale. Titolo dell’evento, che si apre oggi,è Opportunità e Limiti attuali della Medicina di Precisione. “Ilcounseling genetico presenta grandi potenzialità anche in uro-oncologia –sottolinea Alberto Lapini, Presidente Nazionale SIUrO -.Bisognerebbe, infatti, proporre l’esecuzione del test BRCA a tutti i pazienticon carcinoma prostatico metastatico per valutare la possibilità di utilizzare,quando indicato, una terapia individualizzata. Se l’alterazione geneticariscontrata è di tipo germinale vi è una discreta probabilità che il gene siapresente anche in altri componenti del nucleo familiare. La ricerca dellamutazione dei geni BRCA nei familiari può consentire di individuare altri casidi tumore della prostata ma anche del seno, dell’ovaio o del pancreas”. “Ilimiti attuali alla medicina di precisione non sono scientifici ma soprattuttodi natura burocratica e amministrativa – aggiunge Sergio Bracarda,Presidente Incoming SIUrO e nuovo Presidente Nazionale SIUrO da oggi-. Ilaboratori che svolgono questi esami non sono presenti in maniera uniformesull’intero territorio nazionale. Tutti quelli operativi dovrebbero inoltrerispettare alcuni parametri minimi e dei percorsi di qualità. Solo così si puòcreare una rete di centri che sia efficiente e sostenibile anche da un punto divista economico. I test genetici sono già importanti e lo saranno sempre di piùnel contrasto dei tumori genito-urinari, come è stato dimostrato anche in altreneoplasie. Questi test ci permettono di identificare quei pazienti BRCApositivi che dopo una prima linea di trattamento per malattia ormonoresistente(comprendente almeno un agente ormonale di nuova generazione) potranno esseretrattati con i farmaci orali inibitori di PAR”. “Anche nel tumore della vescicastiamo iniziando a valutare possibili target di sottogruppi di pazienti suiquali potrebbero funzionare o meno nuove cure farmacologiche – sostiene RenzoColombo, Vice Presidente SIUrO -. Per il carcinoma renale siamo ancoralontani da poter parlare di medicina di precisione ma comunque i tassi disopravvivenza sono in netto miglioramento. Più in generale i pazienti conneoplasia urologica oggi possono giovarsi di numerose opzioni terapeutiche ingrado di migliorare non solo la sopravvivenza ma anche la qualità della via. Lecure per essere davvero personalizzate devono tenere conto dellecaratteristiche della neoplasia sia sotto il profilo dell’estensione di malattiache della sua aggressività biologica. Bisogna quindi valutarne in modoapprofondito le caratteristiche immunoistochimiche e biomolecolari”.
I tumori della prostata, rene, testicoloe vescica rappresentano un quinto di tutti i tumori registrati nel nostroPaese. Si calcola che ogni anno colpiscano oltre 77mila italiani. “Sono tutteneoplasie che nelle forme iniziali possono essere trattate chirurgicamente conle nuove tecnologie robotiche – aggiunge Giario Conti, SegretarioNazionale SIUrO -. I risultati raggiunti sono sovrapponibili a quelli classici,detti anche a “cielo aperto”. Otteniamo inoltre meno effetti collaterali esoprattutto minore invalidità post-operatoria. Ad esempio per i tumori renalila chirurgia conservativa, se possibile robot assistita, rappresenta oggi lostandard terapeutico in presenza di malattia localizzata. Consistenell’asportare solo la massa tumorale risparmiando il resto dell’organo sano.Queste tecnologie sono disponibili solo in centri di riferimento e anche inquesto caso vi sono ancora notevoli differenze territoriali. In particolarenelle Regioni del Sud risultano relativamente poche le strutture sanitarie cheriescono a fornire ai malati trattamenti con tali strumentazioni”. “La stessaevoluzione si sta verificando anche per la radioterapia oncologica –prosegue Rolando D’Angelillo, professore di Radioterapia,all’Università di Roma Tor Vergata -. Vi sono state delle innovazionitecnologiche molto importanti che stanno migliorando la qualità di vita deipazienti. In questo l’ultimo periodo, anche grazie ai fondi garantiti dal PNRR,vi è una maggiore diffusione delle nuove tecnologie di radioterapia in tuttaItalia. Grazie al rinnovamento tecnologico attualmente un numero maggiore dipazienti con tumore urologico può accedere a trattamenti radianti di altaprecisione”.
“Oltre l’80% dei nostri pazientiriesce a sconfiggere un tumore urologico, in particolare se di naturaprostatica – afferma Bracarda -. Diverse sono le ragioni di unrisultato così importante che non abbiamo ancora ottenuto in molte altreneoplasie. Anche se non esistono programmi di screening di massa sono forme dicancro che nella maggioranza dei casi vengono diagnosticate in fase precoce.Presentano poi numeri importanti in termini di incidenza e anche questo hapermesso alla ricerca scientifica di trovare nuove e più personalizzateterapie”. “Infine il merito del successo è anche nella gestionemultidisciplinare del malato – conclude Lapini -. Piùspecialisti si uniscono per trovare insieme al paziente un percorso di curapersonalizzato ed efficace. Oncologi medici, radioterapisti, anatomo-patologi,urologi e altri professionisti devono lavorare tutti insieme in un unico team.La nostra Società Scientifica è nata nel 1990 proprio con l’obiettivo di formareuna ‘nuova’ generazione di specialisti che sappiano superare le barriere ditipo attitudinale, culturale e operativo della propria disciplina di origine esviluppare competenze multidisciplinari”.