12, giugno 2025 - In Italia, la procreazione medicalmente assistita (PMA) rappresenta una risorsa per le coppie che affrontano difficoltà nel concepimento. Secondo i dati riportati nella Relazione al Parlamento 2024 del Ministero della Salute, tra il 2021 ed il 2022 le tecniche di PMA hanno registrato un aumento aumento delle coppie trattate (da 86.090 a 87.192), dei cicli effettuati (da 108.067 a 109.755) e i bambini nati vivi (da 16.625 a 16.718). A fare eco a questa crescita sono i dati diffusi dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità), secondo i quali all’approvazione della legge 40/2004 che regolava la Procreazione Medicalmente Assistita, il numero dei trattamenti effettuati ogni anno è raddoppiato. La PMA, o “fecondazione artificiale”, rappresenta dunque una soluzione efficace per le coppie che non riescono a concepire un bambino naturalmente. Attraverso tecniche avanzate, la procreazione medicalmente assistita offre un’opportunità concreta per superare le difficoltà legate all’infertilità, quando il concepimento spontaneo è impossibile o molto complesso, o quando altre terapie mediche o chirurgiche non hanno avuto successo.
Quando valutare la PMA Una coppia, secondo le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), può ricorrere alla procreazione medicalmente assistita dopo un periodo compreso tra 12 e 24 mesi di rapporti regolari e non protetti. Tuttavia, questo intervallo si riduce a sei mesi se la donna ha superato i 35 anni o se sono presenti fattori di rischio, come precedenti interventi chirurgici agli organi pelvici, infezioni utero-ovariche, endometriosi o altre patologie che interessano l’apparato riproduttivo.
PMA, varie tecniche La PMA si avvale di un ventaglio di approcci che implicano la manipolazione di ovociti, spermatozoi o embrioni, tutti finalizzati al raggiungimento di una gravidanza. “La scelta della procedura adatta dipende principalmente dalla causa di infertilità della coppia – spiega Marco Grassi, ginecologo presso l’ospedale ‘C. e G. Mazzoni’ di Ascoli Piceno – si segue un principio di gradualità, partendo dalle tecniche meno invasive, sia da un punto di vista tecnico che psicologico, per passare eventualmente a quelle più complesse in caso di bisogno”.